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  • Immagine del redattoreFabio Comiotto

Responsabilità: non punire i figli!

I figli possono sentirsi liberi se sono però responsabili. Questo significa che devono sentirsi artefici delle proprie scelte e devo rispondere delle proprie azioni.

Se un figlio sbaglia, non ha senso punirlo (crea solo risentimento e ipocrisia) né metterlo sotto una campana di vetro.

Deve comprendere perché ha sbagliato, come, e deve partecipare al processo di correzione o risarcimento. Deve sentirsi parte attiva della sua vita e artefice del proprio destino.

Siamo stati tutti quanti convinti che punire i figli non solo non sia sbagliato, ma sia una cosa importante per la loro educazione.

Vorrei che alzasse la mano chi è cresciuto contento delle punizioni subite dai propri genitori. Ovviamente non vale giustificarle dicendo che, da grandi, si è imparata la lezione 😉

La verità è che, per quanto possa essere inusuale come ragionamento, punire i figli è sbagliato. Entriamo nella pratica.

Punisco mio figlio perché fa qualcosa che io reputo sbagliato.

Magari si tratta di comportamenti potenzialmente pericolosi, ma ricorro alla punizione per un semplice motivo: spaventarlo.

Lo faccio perché ho imparato che se avrà paura delle conseguenze delle sue azioni, ossia della mia punizione, non agirà più a quel modo.

Non mi interessa educare un figlio quando lo punisco, mi interessa solo che faccia le cose nel modo che reputo giusto.

Che lo sia o meno, il punto è che io scelgo la via più comoda: sono più forte e posso impormi, non devo farmi comprendere o trovare compromessi, niente spiegazioni o perdite di tempo: comando io e si fa così, altrimenti punizione.

Punire i figli è sbagliato perché non è mai un atto d’amore. Se io amo i miei figli cerco, prima di tutto, di comprendere i motivi per cui si comportano in un certo modo

Ogni azione, per quanto ci appaia insensata, nasce su ottime motivazioni, almeno per chi la compie. Senza comprenderne i motivi non aiuteremo mai nessuno.

Inoltre le punizioni creano timore e paura, rancore e rabbia, non rispetto e amore nei nostri figli. Posso insegnare la pace con la guerra?

No, eppure è quel che si fa oggi, ed è quel che fanno moltissimi genitori: vogliono insegnare il rispetto con la paura. Impossibile.

Certo, otterranno ubbidienza con la forza, ma questo significa che i figli cercheranno di non essere puniti, non di cambiare comportamento.

Bugie, inganni, menzogne, ecco il risultato, e un genitore, che crede di fare la cosa più comoda, si ritroverà con figli ribelli, ingestibili e irresponsabili.

Inoltre non può esserci amore senza immedesimazione:

  • Vorrei essere punito quando sbaglio?

  • Vorrei che qualcuno più forte di me imponesse, con la forza, la sua volontà sulla mia?

  • Mi piacerebbe sentirmi impotente e dover subire quel che non condivido o accetto?

Non dimentichiamoci che i figli crescono e verrà il giorno in cui saranno abbastanza forti da difendersi dalle nostre punizioni e potranno loro, imporsi su di noi.

Agiranno come avranno imparato ad agire, e le punizioni insegnano solo a punire.

Essere genitori, però, vuol dire amare i nostri figli, ossia agire verso di loro solo e soltanto nel modo in cui noi vorremmo gli altri agissero verso di noi.

Immedesimazione.

Non siamo giudici dei nostri figli, ma guide.

La prossima volta che tuo figlio sbaglia non punirlo, ma scopri perché ha sbagliato, aiutalo a rimediare all’errore rendendolo responsabile (non colpevole!) e attore protagonista della sua vita.

Aiutalo a capire come e perché ha sbagliato e se non è d’accordo, discutetene e trovate una visione condivisa.

Non importa se ci vuole tempo, se è più faticoso che sbatterlo in camera sua togliendo la televisione o se sei stanco o stanca: si tratta di scegliere tra amare tuo figlio oppure no.

A te la scelta.


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